-
Falso in bilancio.
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"Ogni verità è semplice." - Non è questa una doppia menzogna?-
(F.W. Nietzsche – Crepuscolo degli Idoli)
E la verità è vita
E la vita una gelata
Strada di coscienza,
tutto questo è trattato vanitoso
del bisogno che ha Dio (che uomo!)
di non sentire tempi solitari
scorrere nelle ere.
Così creò l’uomo in quanto pensiero…
con tutte le sue sofferenze,
perché non avesse a pensare
“Oh, son diverso dal mio Dio?”
L’uomo muto, pensavo,
stesse in sé e pensasse.
l’uomo che parla sempre, è sasso da buttare nel
fiume…(subito fu chiaro.)
tra l’alta coscienziosa virtù
ed il popolo dal naso in su,
resta il dilemma di verità
sola pura e sempre semplice
o, oppressiva, difficilissima, enigmatica.
E io, sono colpevole e triste,
Ho creato la sofferenza,
Ho ben ricordata l’autorità,
Ho distrutto l’inutilità,
Io sono filosofo!
Da ideologo criminoso
Stabilisco il mio pensiero,
Ho, creato “l’uomo” e il suo pensiero,
La sofferenza e il suo mistero,
Un labirinto da svelare…
Faccio ordine di aforismi e congetture che son
Utilità di questa lunga malattia
Che spesso ritrovo nel corso
Dei miei pensieri, castelli e sistemi.
Della verità, c’è tanto bisogno,
il bisogno è una verità,
sempre diverse le sue forme
sempre chiare le sue donne,
mai oscuro il suo passaggio.
Ma la verità è il sistema
Con cui riteniamo
Menzogna la restante parte
Dell’esistenza.
Edited by Falso in bilancio - 15/6/2005, 16:13. -
.CITAZIONE (Falso in bilancio @ 15/6/2005, 10:30)divertete Cristià...ma che cos'è???
é una stupenda poesia di uno dei due fondatori dell' Oulipo.. -
Falso in bilancio.
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Improvvisazione sul lavoro
Sezione di rare
esposizioni virili
la vite riscresce
sull'albero spoglio.
una foglia è una tentazione
a cui posso resistere???
Nel dubbio incerto
se sia dubbio o meno
mi lavo la mano
dallo sporco morire
a cui dovrei abituarmi
ma non ci riesco...
dovrò riuscirci.
beato chi dorme
il sonno tranquillo
dell'innocenza ricercata
da un padrone
che ti manda a lavorare.
Guagliù...ma scrivo solo io???
Edited by Falso in bilancio - 25/6/2005, 10:41. -
Viejito.
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Meglio uno che nessuno (riguardo la poesia in alcuni tratti è davvero bòna.. le prime due "parti"... meglio tagliare l'ultima.)!!
Edited by Viejito - 25/6/2005, 15:15. -
Falso in bilancio.
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l'ultima parte è molto da capire Vie...sopratutto a dipesa dei lavori che una persona pensa al momento.,.. . -
Falso in bilancio.
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Finalmente la pubblico...dopo tante indecisioni...è arrivato il momento!!!!
In triste vita (documento biografico)(da correggere e rivedere)
E documento,
fogli e tanti scritti
della tristezza in vita,
germe di grano che è marcito
un seme che non germoglia
di una vita che è stata spezzata
alla nascita, tante volte in una sola esistenza.
E il corpo deforme, rispecchia l’umore mio nero
E la mente mia
In tanti colori confusa e abbagliata
riflette gli angoli dell’oscuro desiderio
Nascosto della perfezione.
I canti d’amore di Catullo non mi apparterranno mai
E Montale nel suo “male di vivere” descrive
Il decorso dei miei giorni…
I giorni in cui l’unico amore
Che abbia mai avuto,
E che la natura mi abbia mai permesso,
Mi ha dato in grazia un ardore tanto sbagliato…
Un amore così offuscato dalla voglia d’averlo accanto
Che non m’ha fatto vedere dove il male si celava davvero
Tra le spire della sofferenza e il fascino dell’ignoto…
Così, dopo tanto fare, dopo tanto dire e gettarsi via
Usò il mio nome come uno straccio imbevuto di benzina
Lo incendiò
E con esso bruciò la poca vita e la speranza marcia
Che mi rimaneva.
. -
Falso in bilancio.
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Terra da riflessione
Rumoroso, senza attenzione
Con foga e accorta violenza
Scava la terra
Zappa e porta a casa il frutto del lavoro -
Finalmente riposa.
Arde
il fuoco del camino, ma lui ha già caldo
la fronte imperlata di sudore
le mani tremanti,
risponde a fatica,
affannato per la corsa fatta dal fienile
Alla casa,
come mai è così affaticato?
Si domanda sempre, da un po’ di tempo,
laddove la sera scende ad accarezzargli
Le mani rugose e incallite.
E quando la moglie lo guarda
E pensa trasandata nel pensiero
Che è l’età a tenerlo sempre più affaticato
E tutto quello che hanno accumulato
A niente serve se non a cagione
Delle inutili pretese del benestare
Su questa terra, in cui lei non crede molto,
Affidandosi per tradizione e per età
Allo spirito divino,
Inflazionato da un rosario comprato in paese
a prezzo ribassato.
E il vegliardo che si crede giovane
Stappa una bottiglia di vino,
l’annata scorsa fu povera
ma questa era stata di sicuro più generosa,
il rosso scorreva nel bicchiere dolcemente,
e così bevve…
sembrava denso agli occhi stanchi,
sentiva il bicchiere pesante e il sapore del vino…
davvero strano.
Poi, un dolore al petto lancinante
e al braccio sinistro…
quando gli cadde di mano il bicchiere,
pensò a tutto quello che aveva accumulato,
e maledisse mille volte i servi che lo presero in braccio,
spaventati,
e lo allontanarono da tutto quello che possedeva.
Quello che ti serve
È quello che mangi
E quello che non ti serve
È un lustro in più per i tuoi occhi,
Nulla più,
E all’aria del paese che ti considera
Abbiente e cresciuto dal niente,
dicesti con modestia insicura e falsa,
che non hai altro che un quattromila acri di terra
e dodici persone fra servi in casa
e braccianti alla terra,
e ringraziavi di domenica il signore
per tutto quello che ti ha dato.
Solo i figli ti vennero a mancare,
uno se lo portò via il tumore
con tutti i pesticidi che avevi usato,
un altro, giocava vicino vicino
alla trebbiatrice arrugginita nella stalla,
quando andasti a prenderla per usarla.
L’ultimo, il più piccolo,
era così bello…
visse sedici anni, quello che ci volle
perché le ragazzine del paesello sdrucito
razzolassero, intorno alle sue ciocche bionde,
ai suoi occhi azzurri,
e al tuo conto in banca.
Quando poi,
volle - per giovane maldestra voglia - davvero farsi bello
mettendosi alla guida della tua auto,
proprio quella si,
quella che un vile alberò sfasciò,
morì con lo spavento sputato nella faccia.
Piangesti, ma più di te pianse la tua moglie sola
Infelice e sconsolata
perché aveva perso
Tre pezzi di vita,
E in silenzio, di notte
Accanto a te, o quando,
tu, uomo, gli dimostravi la tua virilità,
lei avvilita, subiva,
pensando che grazie a te aveva perso la luce
dei suoi occhi
le tre sue creature morte. Pezzi di carne abbandonati!
Fu per questo che nel vino che quella sera bevesti,
(come ricompensa del duro tuo lavoro)
Sciolse il veleno che ti condusse qui,
Tra il nulla e il resto di niente,
Annichilito alla verità divina,
come le risposte
Che altri uomini cercavano,
E che tu,
tu che non hai mai chiesto di queste cose,
Hai trovato grazie all’odio del tuo amore
Appassito.
Uomo
Forse, non solo il veleno
Ma anche il castigo
Per quello che non avevi fatto
Ma che lo stesso meritavi
(tanto, l’ombra del tradimento ti bruciava nelle tempie)
Ti ha portato qui,
dove brucia l’incenso sapor di chiesa
per coprire
il puzzo delle anime martoriate
all’insegna della punizione eterna.
E le fiamme assurde di questo posto
Ti ricordano il camino di casa tua,
com’era accogliente, dolce e ospitale
la tua benedetta casa,
che è lontana ormai
da tutto quello che ti stava demolendo nel tempo,
e qui il sangue sembra tanto, il vinello della tua
migliore annata.
Forse non è così semplice non finire
In quattro mura di sterile infinità
E le fiamme che sono qui
Te lo stanno dimostrando,
i tuoi figli, per cui anche tu piangesti,
e ogni notte per loro sentivi un groppo in gola,
non sono ne qui ne in altro posto.
Non c’è considerazione per le anime giovani,
restano a girovagare per la terra,
e il senso di tutto questo
è inutile non chiederselo,
tua moglie lo conosce bene
nei sensi di colpa che la stanno martoriando adesso.
Non fu lei forse, a non accudire abbastanza
Il suo bambino facendolo finire
Tra le lame della trebbiatrice?
Non fu lei a lasciare che l’altro giocasse
Con le sacche del pesticida che usavi?
Non fu lei forse, che per debolezza,
Per vile stupida bontà di madre,
diede le chiavi della tua auto al figlioletto bello?
Per questo adesso,
povera donna, dolosa di quattro dolori,
cammina sul marmo della finestra,
Ha i piedi nudi
Un passo alla volta,
guarda in alto, ha paura di perdere il coraggio,
poi, finisce su un escremento di piccione,
e scivola in silenzio…
la ritrovarono il mattino dopo,
la testa fracassata
e in faccia un sorriso agghiacciante.
. -
Viejito.
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Uh, che emozione: posto qui che mi ha appena dedicato una ragazza, una cara amica. Le ho ispirato stu' ppoco?
Assonanze
Assonanze...
Mi abituo a questo rumore,
soffice e ovattato,
che non ci sia una storia
che mi racconti.
Che non m'appartenga
nè gioia, nè dolore.
Lasciate che sia solo
il tiepido respiro estivo,
il pungente odore invernale.
Lasciate che sia sola
che non sia neanche
una consapevolezza.
Lasciate che sia il sole notturno
e le stelle del giorno.
Lasciatemi essere nessuno.
Assopita sento la nenia
di questo cuore pulsare
ancora, intermittente...
. -
Aspasia.
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Molto, molto bella. . -
Falso in bilancio.
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Per il padre
Una montagna di pazienza tra
Le tue dure, fortissime mani…
Nascosto dentro le ferite della
tua difficile, faticosa a
violenza cresciuta vita sta,
nascosta dentro la corazza, fine
velluto venuto da lontano per
tener segreto il tuo cuore,
tenerlo celato al graffio e
alle intemperie della tua
vitale concupiscente voglia
di essere felice con tutti e
dimenticare l’oblio roso da
tutto quel ciò che ti circonda.
E il tuo amore scende nelle
Ore dedicate al lavoro e
Non riesci a concepire s’era
Giusto viver come ai tempi
Veri, di libertà assoluta, la
Dove nessuno ti diceva cosa
Dovevi fare, e nessuno te lo
Proibiva il tuo canto di felicità,
oppure valorosamente dar da
mangiare ai tuoi figli.
Scegliesti d’essere padre della
Tua famiglia, sudando nel dì
Dei pianti di bambini che la
Madre accudiva mettendoli al
Sicuro, sognando futuri per loro, a
Vederli già cresciuti e, da
Qualche parte realizzati…si….
Lo sognavate per loro il mondo…
E madido di sudore, lenivi
Stanchezze e voglie di riposo.
Ti manca una vita soddisfatta,
la calma dei giorni giovani
ma padre, i tuoi figli non ti
negano l’amore che la tua e
loro anima, cerca dentro te e
nei tuoi larghi occhi dolci
che sanno cercare la verità e
l’affetto di tutta la tua amata
sempre a te vicina famiglia.
. -
Falso in bilancio.
User deleted
Per il padre - corretta da Marco Matteoli
Una montagna di pazienza tra Le tue
dure, fortissime mani…
Nascosto dentro le ferite della
tua difficile, faticosa a violenza
cresciuta vita sta nascosta
dentro la corazza, fine
velluto venuto da lontano
per tener segreto il cuore,
tenerlo celato al graffio
e all’intemperie della
vitale concupiscente voglia
d’essere felice con tutti dimenticare
l’oblio roso da tutto
quel ciò che ti circonda.
E il tuo amore scende nelle Ore
dedicate al lavoro e Non riesci
a concepire s’era
Giusto viver come ai tempi Veri,
di libertà assoluta, laddove
nessuno ti diceva cosa
Dovevi fare, e nessuno
te lo Proibiva il tuo canto di felicità.
(oppure valorosamente dare
da mangiare ai tuoi figli.)
Scegliesti d’essere padre della Tua
famiglia, sudando nel dì
Dei pianti di bambini che
la Madre accudiva mettendoli al Sicuro,
sognando futuri per loro:
a Vederli già cresciuti e
da Qualche parte realizzati…si….
Lo sognavate per loro il mondo…
E madido di sudore, lenivi
Stanchezze e voglie di riposo.
Ti manca una vita soddisfatta,
la calma dei giorni giovani
ma padre, i tuoi figli non ti negano
l’amore che la tua e loro
anima, cerca dentro te
e nei tuoi larghi occhi dolci
che sanno cercare la verità e
l’affetto di tutta la tua amata
sempre a te vicina
famiglia.
. -
Falso in bilancio.
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Timidezza
Il resto è tanti tanti equivoci,
E tutto quello che riesco a dire,
Non è contenuto nelle mie emozioni,
E ancora prendo a schiaffi le parole…
Quelle che non so dire,
E quelle che non so spiegare,
E il resto è tutta timidezza….
. -
Aspasia.
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Oggi son stata colpita da un salmo mandatomi dal sito la parola. Mi iscrissi per sbaglio 1 anno e mezzo fa. Ogni giorno mi arriva una mail con qualche passo biblico e vi assicuro che è come leggere la mia giornata quotidiana o quella del giorno dopo. Ma in questo salmo vi son delle parole bellissime. Decontestualizzatelo rapportatelo a + modelli, come volete, è bellissimo:
SALMO 86
Il Signore ha posto in te le sorgenti della vita.
Le sue fondamenta sono sui monti santi;
il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
Di te si dicono cose stupende, città di Dio.
Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli che mi conoscono;
ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia: tutti là sono nati.
Si dirà di Sion: «L'uno e l'altro è nato in essa
e l'Altissimo la tiene salda».
Il Signore scriverà nel libro dei popoli:
«Là costui è nato».
E danzando canteranno:
«Sono in te tutte le mie sorgenti».
. -
quaderni usurati.
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--nota. detta poesia l'ho scritta dopo la visione di "boys don't cry", film che mi ha preso lo stomaco e ci ha scecherato un pò di liquidi--
Filastrocca antipatica
per questo senso che da un lato
è poco più di una sorda campana
l'intanto defluirà senza margini
visibili, choc della tabula sorgente
nel pantano dell'osservare.
ragazzi non piangete
che a presto è un arrivederci,
l'intanto si occuperà ma
non temete che è incerto. -
quaderni usurati.
User deleted
***
Accocolarmi, se potessi
entrare nella pace del tuo cingermi,
vorrei e chiudere gli occhi, abbandonando
ciò che resta dei sensi al tuo tangibile estraniarmi.
Cingi delicatamente il mio piccolo peso
che conosce il tuo spessore e ricorda
... non oltre il crescente sogno
che nebulizza
Edited by quaderni usurati - 14/9/2005, 15:04.