POESIE di tutti i tipi e topoi

... dalle stalle alle stelle!

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  1. Falso in bilancio
     
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    "Ogni verità è semplice." - Non è questa una doppia menzogna?-
    (F.W. Nietzsche – Crepuscolo degli Idoli)


    E la verità è vita
    E la vita una gelata
    Strada di coscienza,
    tutto questo è trattato vanitoso
    del bisogno che ha Dio (che uomo!)
    di non sentire tempi solitari
    scorrere nelle ere.
    Così creò l’uomo in quanto pensiero…
    con tutte le sue sofferenze,
    perché non avesse a pensare
    “Oh, son diverso dal mio Dio?”

    L’uomo muto, pensavo,
    stesse in sé e pensasse.
    l’uomo che parla sempre, è sasso da buttare nel
    fiume…(subito fu chiaro.)

    tra l’alta coscienziosa virtù
    ed il popolo dal naso in su,
    resta il dilemma di verità
    sola pura e sempre semplice
    o, oppressiva, difficilissima, enigmatica.

    E io, sono colpevole e triste,
    Ho creato la sofferenza,
    Ho ben ricordata l’autorità,
    Ho distrutto l’inutilità,
    Io sono filosofo!
    Da ideologo criminoso
    Stabilisco il mio pensiero,
    Ho, creato “l’uomo” e il suo pensiero,
    La sofferenza e il suo mistero,
    Un labirinto da svelare…
    Faccio ordine di aforismi e congetture che son
    Utilità di questa lunga malattia
    Che spesso ritrovo nel corso
    Dei miei pensieri, castelli e sistemi.

    Della verità, c’è tanto bisogno,
    il bisogno è una verità,
    sempre diverse le sue forme
    sempre chiare le sue donne,
    mai oscuro il suo passaggio.

    Ma la verità è il sistema
    Con cui riteniamo
    Menzogna la restante parte
    Dell’esistenza.

    Edited by Falso in bilancio - 15/6/2005, 16:13
     
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    Massimo rispetto!

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    CITAZIONE (Falso in bilancio @ 15/6/2005, 10:30)
    divertete Cristià...ma che cos'è???

    é una stupenda poesia di uno dei due fondatori dell' Oulipo.
     
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  3. Falso in bilancio
     
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    Improvvisazione sul lavoro

    Sezione di rare
    esposizioni virili
    la vite riscresce
    sull'albero spoglio.
    una foglia è una tentazione
    a cui posso resistere???

    Nel dubbio incerto
    se sia dubbio o meno
    mi lavo la mano
    dallo sporco morire
    a cui dovrei abituarmi
    ma non ci riesco...

    dovrò riuscirci.

    beato chi dorme
    il sonno tranquillo
    dell'innocenza ricercata
    da un padrone
    che ti manda a lavorare.

    Guagliù...ma scrivo solo io???

    Edited by Falso in bilancio - 25/6/2005, 10:41
     
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  4. Viejito
     
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    Meglio uno che nessuno (riguardo la poesia in alcuni tratti è davvero bòna.. le prime due "parti"... meglio tagliare l'ultima.)!!

    Edited by Viejito - 25/6/2005, 15:15
     
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  5. Falso in bilancio
     
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    l'ultima parte è molto da capire Vie...sopratutto a dipesa dei lavori che una persona pensa al momento.,..
     
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  6. Falso in bilancio
     
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    Finalmente la pubblico...dopo tante indecisioni...è arrivato il momento!!!!


    In triste vita (documento biografico)(da correggere e rivedere)

    E documento,
    fogli e tanti scritti
    della tristezza in vita,
    germe di grano che è marcito
    un seme che non germoglia
    di una vita che è stata spezzata
    alla nascita, tante volte in una sola esistenza.
    E il corpo deforme, rispecchia l’umore mio nero
    E la mente mia
    In tanti colori confusa e abbagliata
    riflette gli angoli dell’oscuro desiderio
    Nascosto della perfezione.
    I canti d’amore di Catullo non mi apparterranno mai
    E Montale nel suo “male di vivere” descrive
    Il decorso dei miei giorni…
    I giorni in cui l’unico amore
    Che abbia mai avuto,
    E che la natura mi abbia mai permesso,
    Mi ha dato in grazia un ardore tanto sbagliato…
    Un amore così offuscato dalla voglia d’averlo accanto
    Che non m’ha fatto vedere dove il male si celava davvero
    Tra le spire della sofferenza e il fascino dell’ignoto…
    Così, dopo tanto fare, dopo tanto dire e gettarsi via
    Usò il mio nome come uno straccio imbevuto di benzina
    Lo incendiò
    E con esso bruciò la poca vita e la speranza marcia
    Che mi rimaneva.
     
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  7. Falso in bilancio
     
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    Terra da riflessione

    Rumoroso, senza attenzione
    Con foga e accorta violenza
    Scava la terra
    Zappa e porta a casa il frutto del lavoro -
    Finalmente riposa.
    Arde
    il fuoco del camino, ma lui ha già caldo
    la fronte imperlata di sudore
    le mani tremanti,
    risponde a fatica,
    affannato per la corsa fatta dal fienile
    Alla casa,
    come mai è così affaticato?
    Si domanda sempre, da un po’ di tempo,
    laddove la sera scende ad accarezzargli
    Le mani rugose e incallite.
    E quando la moglie lo guarda
    E pensa trasandata nel pensiero
    Che è l’età a tenerlo sempre più affaticato
    E tutto quello che hanno accumulato
    A niente serve se non a cagione
    Delle inutili pretese del benestare
    Su questa terra, in cui lei non crede molto,
    Affidandosi per tradizione e per età
    Allo spirito divino,
    Inflazionato da un rosario comprato in paese
    a prezzo ribassato.
    E il vegliardo che si crede giovane
    Stappa una bottiglia di vino,
    l’annata scorsa fu povera
    ma questa era stata di sicuro più generosa,
    il rosso scorreva nel bicchiere dolcemente,
    e così bevve…
    sembrava denso agli occhi stanchi,
    sentiva il bicchiere pesante e il sapore del vino…
    davvero strano.
    Poi, un dolore al petto lancinante
    e al braccio sinistro…
    quando gli cadde di mano il bicchiere,
    pensò a tutto quello che aveva accumulato,
    e maledisse mille volte i servi che lo presero in braccio,
    spaventati,
    e lo allontanarono da tutto quello che possedeva.


    Quello che ti serve
    È quello che mangi
    E quello che non ti serve
    È un lustro in più per i tuoi occhi,
    Nulla più,
    E all’aria del paese che ti considera
    Abbiente e cresciuto dal niente,
    dicesti con modestia insicura e falsa,
    che non hai altro che un quattromila acri di terra
    e dodici persone fra servi in casa
    e braccianti alla terra,
    e ringraziavi di domenica il signore
    per tutto quello che ti ha dato.
    Solo i figli ti vennero a mancare,
    uno se lo portò via il tumore
    con tutti i pesticidi che avevi usato,
    un altro, giocava vicino vicino
    alla trebbiatrice arrugginita nella stalla,
    quando andasti a prenderla per usarla.
    L’ultimo, il più piccolo,
    era così bello…
    visse sedici anni, quello che ci volle
    perché le ragazzine del paesello sdrucito
    razzolassero, intorno alle sue ciocche bionde,
    ai suoi occhi azzurri,
    e al tuo conto in banca.
    Quando poi,
    volle - per giovane maldestra voglia - davvero farsi bello
    mettendosi alla guida della tua auto,
    proprio quella si,
    quella che un vile alberò sfasciò,
    morì con lo spavento sputato nella faccia.
    Piangesti, ma più di te pianse la tua moglie sola
    Infelice e sconsolata
    perché aveva perso
    Tre pezzi di vita,
    E in silenzio, di notte
    Accanto a te, o quando,
    tu, uomo, gli dimostravi la tua virilità,
    lei avvilita, subiva,
    pensando che grazie a te aveva perso la luce
    dei suoi occhi
    le tre sue creature morte. Pezzi di carne abbandonati!
    Fu per questo che nel vino che quella sera bevesti,
    (come ricompensa del duro tuo lavoro)
    Sciolse il veleno che ti condusse qui,
    Tra il nulla e il resto di niente,
    Annichilito alla verità divina,
    come le risposte
    Che altri uomini cercavano,
    E che tu,
    tu che non hai mai chiesto di queste cose,
    Hai trovato grazie all’odio del tuo amore
    Appassito.

    Uomo
    Forse, non solo il veleno
    Ma anche il castigo
    Per quello che non avevi fatto
    Ma che lo stesso meritavi
    (tanto, l’ombra del tradimento ti bruciava nelle tempie)
    Ti ha portato qui,
    dove brucia l’incenso sapor di chiesa
    per coprire
    il puzzo delle anime martoriate
    all’insegna della punizione eterna.
    E le fiamme assurde di questo posto
    Ti ricordano il camino di casa tua,
    com’era accogliente, dolce e ospitale
    la tua benedetta casa,
    che è lontana ormai
    da tutto quello che ti stava demolendo nel tempo,
    e qui il sangue sembra tanto, il vinello della tua
    migliore annata.
    Forse non è così semplice non finire
    In quattro mura di sterile infinità
    E le fiamme che sono qui
    Te lo stanno dimostrando,
    i tuoi figli, per cui anche tu piangesti,
    e ogni notte per loro sentivi un groppo in gola,
    non sono ne qui ne in altro posto.
    Non c’è considerazione per le anime giovani,
    restano a girovagare per la terra,
    e il senso di tutto questo
    è inutile non chiederselo,
    tua moglie lo conosce bene
    nei sensi di colpa che la stanno martoriando adesso.
    Non fu lei forse, a non accudire abbastanza
    Il suo bambino facendolo finire
    Tra le lame della trebbiatrice?
    Non fu lei a lasciare che l’altro giocasse
    Con le sacche del pesticida che usavi?
    Non fu lei forse, che per debolezza,
    Per vile stupida bontà di madre,
    diede le chiavi della tua auto al figlioletto bello?
    Per questo adesso,
    povera donna, dolosa di quattro dolori,
    cammina sul marmo della finestra,
    Ha i piedi nudi
    Un passo alla volta,
    guarda in alto, ha paura di perdere il coraggio,
    poi, finisce su un escremento di piccione,
    e scivola in silenzio…
    la ritrovarono il mattino dopo,
    la testa fracassata
    e in faccia un sorriso agghiacciante.

     
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  8. Viejito
     
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    Uh, che emozione: posto qui che mi ha appena dedicato una ragazza, una cara amica. Le ho ispirato stu' ppoco?

    Assonanze

    Assonanze...
    Mi abituo a questo rumore,
    soffice e ovattato,
    che non ci sia una storia
    che mi racconti.

    Che non m'appartenga
    nè gioia, nè dolore.

    Lasciate che sia solo
    il tiepido respiro estivo,
    il pungente odore invernale.

    Lasciate che sia sola
    che non sia neanche
    una consapevolezza.

    Lasciate che sia il sole notturno
    e le stelle del giorno.

    Lasciatemi essere nessuno.

    Assopita sento la nenia
    di questo cuore pulsare
    ancora, intermittente...
     
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  9. Aspasia
     
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    Molto, molto bella.
     
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  10. Falso in bilancio
     
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    Per il padre

    Una montagna di pazienza tra
    Le tue dure, fortissime mani…
    Nascosto dentro le ferite della
    tua difficile, faticosa a
    violenza cresciuta vita sta,
    nascosta dentro la corazza, fine
    velluto venuto da lontano per
    tener segreto il tuo cuore,
    tenerlo celato al graffio e
    alle intemperie della tua
    vitale concupiscente voglia
    di essere felice con tutti e
    dimenticare l’oblio roso da
    tutto quel ciò che ti circonda.

    E il tuo amore scende nelle
    Ore dedicate al lavoro e
    Non riesci a concepire s’era
    Giusto viver come ai tempi
    Veri, di libertà assoluta, la
    Dove nessuno ti diceva cosa
    Dovevi fare, e nessuno te lo
    Proibiva il tuo canto di felicità,
    oppure valorosamente dar da
    mangiare ai tuoi figli.

    Scegliesti d’essere padre della
    Tua famiglia, sudando nel dì
    Dei pianti di bambini che la
    Madre accudiva mettendoli al
    Sicuro, sognando futuri per loro, a
    Vederli già cresciuti e, da
    Qualche parte realizzati…si….
    Lo sognavate per loro il mondo…
    E madido di sudore, lenivi
    Stanchezze e voglie di riposo.

    Ti manca una vita soddisfatta,
    la calma dei giorni giovani
    ma padre, i tuoi figli non ti
    negano l’amore che la tua e
    loro anima, cerca dentro te e
    nei tuoi larghi occhi dolci
    che sanno cercare la verità e
    l’affetto di tutta la tua amata
    sempre a te vicina famiglia.
     
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  11. Falso in bilancio
     
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    Per il padre - corretta da Marco Matteoli

    Una montagna di pazienza tra Le tue
    dure, fortissime mani…
    Nascosto dentro le ferite della
    tua difficile, faticosa a violenza
    cresciuta vita sta nascosta
    dentro la corazza, fine
    velluto venuto da lontano
    per tener segreto il cuore,
    tenerlo celato al graffio
    e all’intemperie della
    vitale concupiscente voglia
    d’essere felice con tutti dimenticare
    l’oblio roso da tutto
    quel ciò che ti circonda.

    E il tuo amore scende nelle Ore
    dedicate al lavoro e Non riesci
    a concepire s’era
    Giusto viver come ai tempi Veri,
    di libertà assoluta, laddove
    nessuno ti diceva cosa
    Dovevi fare, e nessuno
    te lo Proibiva il tuo canto di felicità.
    (oppure valorosamente dare
    da mangiare ai tuoi figli.)

    Scegliesti d’essere padre della Tua
    famiglia, sudando nel dì
    Dei pianti di bambini che
    la Madre accudiva mettendoli al Sicuro,
    sognando futuri per loro:
    a Vederli già cresciuti e
    da Qualche parte realizzati…si….
    Lo sognavate per loro il mondo…
    E madido di sudore, lenivi
    Stanchezze e voglie di riposo.

    Ti manca una vita soddisfatta,
    la calma dei giorni giovani
    ma padre, i tuoi figli non ti negano
    l’amore che la tua e loro
    anima, cerca dentro te
    e nei tuoi larghi occhi dolci
    che sanno cercare la verità e
    l’affetto di tutta la tua amata
    sempre a te vicina
    famiglia.
     
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  12. Falso in bilancio
     
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    Timidezza

    Il resto è tanti tanti equivoci,
    E tutto quello che riesco a dire,
    Non è contenuto nelle mie emozioni,
    E ancora prendo a schiaffi le parole…
    Quelle che non so dire,
    E quelle che non so spiegare,
    E il resto è tutta timidezza….

     
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  13. Aspasia
     
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    Oggi son stata colpita da un salmo mandatomi dal sito la parola. Mi iscrissi per sbaglio 1 anno e mezzo fa. Ogni giorno mi arriva una mail con qualche passo biblico e vi assicuro che è come leggere la mia giornata quotidiana o quella del giorno dopo. Ma in questo salmo vi son delle parole bellissime. Decontestualizzatelo rapportatelo a + modelli, come volete, è bellissimo:


    SALMO 86
    Il Signore ha posto in te le sorgenti della vita.

    Le sue fondamenta sono sui monti santi;
    il Signore ama le porte di Sion
    più di tutte le dimore di Giacobbe.
    Di te si dicono cose stupende, città di Dio.

    Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli che mi conoscono;
    ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia: tutti là sono nati.
    Si dirà di Sion: «L'uno e l'altro è nato in essa
    e l'Altissimo la tiene salda».

    Il Signore scriverà nel libro dei popoli:
    «Là costui è nato».
    E danzando canteranno:
    «Sono in te tutte le mie sorgenti».
     
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  14. quaderni usurati
     
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    --nota. detta poesia l'ho scritta dopo la visione di "boys don't cry", film che mi ha preso lo stomaco e ci ha scecherato un pò di liquidi--

    Filastrocca antipatica

    per questo senso che da un lato
    è poco più di una sorda campana
    l'intanto defluirà senza margini
    visibili, choc della tabula sorgente
    nel pantano dell'osservare.
    ragazzi non piangete
    che a presto è un arrivederci,
    l'intanto si occuperà ma
    non temete che è incerto
     
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  15. quaderni usurati
     
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    ***

                      Accocolarmi, se potessi
    entrare nella pace del tuo cingermi,
    vorrei e chiudere gli occhi, abbandonando
    ciò che resta dei sensi al tuo tangibile estraniarmi.
    Cingi delicatamente il mio piccolo peso
    che conosce il tuo spessore e ricorda
    ... non oltre il crescente sogno
    che nebulizza

    Edited by quaderni usurati - 14/9/2005, 15:04
     
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127 replies since 8/4/2004, 06:50   6416 views
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