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Outisemeuzontos.
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RISPOSTA VERSIFICA
ALL'ACRIBANNOTATO PALASCIANO
(Deuteroleporeambo)
Se i tuoi versi riversi ora rivedi,
qui "fai" con "al" sinafia mal discabra,
"e Uther" d'iato il fiato ci sdolabra,
né par ch' "ella" con "è" dialefe medi.
Se al polline d'Apòlline recedi,
l'irto tuo fiele in miele ormai disglabra:
d'ala zoppa s'intoppa e non ricabra,
quel non tronco "giardin", cui monco riedi.
Se in vieti fleti penisosillabici,
mie rime accusi di lime urticanti,
tempera i toni, cheta i tuoni rabici:
all'oscura mistura di favelle
echi tu poni biechi e dissonanti:
va piano a capo, ispano, il verso impelle.
Nota: la dolabra era usata dai legionari per scavare trincee e strade per penetrare nel territorio nemico (il generale Gneo Domizio Corbulone soleva dire che aveva vinto più battaglie con la dolabra che col gladio) dunque non metafora tombale, bensì militare (dato che si parla di tenzone...).
Edited by Outisemeuzontos - 9/4/2006, 21:01.