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Outisemeuzontos.
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Vi interessa un sonetto in esperanto, la lingua artificiale di Zahmenof?
Lo ha scritto Kālmān Kalocsay, un poeta ungherese morto nel 1976.
Vesperoj gaje pasas en kazino
La glasoj tintas, li la fumon blovas.
Promene li ĉapelon flankenŝovas
Kaj dande turnas sin post belulino.
Senzorge, gaje li tra l viv promenas,
edzina plendo, aro de infanoj
kun bruaj ludo, ploroj kaj malsanoj,
per hejmaj zorgoj lin neniam ĝenas.
Sed ofte, se el amikfamilio
Li venas, jen, eksangas, kvazaŭ vundo
En lia koro akra nostalgio
Je lheim, kiun sur sia vivogrundo
Li ne konstruis. Kaj kun apatio
Li ĝemas: Morti sola, kvazaŭ hundo!
(trad. Allegre passano le sere al casinō
tintinnano i vetri, fuma.
Passeggiando porta in parte il cappello
e come un dandy si volge a una bella.
Spensierato, allegro passeggia per la vita,
un lamento di moglie, un gruppo di bambini,
con giochi chiassosi, pianti e malattie,
mai lo disturbano coi problemi della casa.
Ma spesso, se da una famiglia di amici
torna, ecco, prende a sanguinare, quasi una ferita,
nel suo cuore l'antica nostalgia
di un focolare, che sul terreno della vita
non ha creato. E con apatia
geme: "Morire solo, come un cane!".